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Recensione in anteprima “Deadwood” – Christina Zaers

Titolo: Deadwood
Autore: Christina Zaers
Genere: Thriller
Casa Editrice: Nua Edizioni
Prezzo: 4,99€
Link all’acquisto: Deadwood

SINOSSI

Il newyorkese Rory Mitchell arriva a Deadwood per seppellire il padre che conosceva a malapena. I suoi piani sono quelli di ripartire il prima possibile, ma una serie di delitti inquietanti per mano di un assassino che la stampa battezza “Il Giudice” lo spinge a iniziare a investigare assieme allo sceriffo Paul Marciani.
Man mano che i due uomini indagano e i morti aumentano, si rafforza sempre più l’ipotesi di un serial killer votato allo gnosticismo che si è eretto a giudice e boia. Il Giudice uccide le sue vittime solo al passaggio di grandi comete, evento che aveva ispirato un suicidio di massa diciassette anni prima in California.

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Con questo thriller avviamo la collaborazione con una casa editrice giovane, la Nua, che è nata da una costola della già famosa Triskell Edizioni, fortemente voluta dalla sua fondatrice Barbara Cinelli. Una CE che avrà pubblicazioni principalmente nordamericane e nordeuropee di narrativa e non-fiction.
Conosciamo meglio i protagonisti di questa storia scritta con maestria da Christina Zaers che altri non è se non Cristina Bruni, una vecchia conoscenza nel mondo lgbt per le sue tante storie sport romance mm.
Rory è un ragazzo che torna a Deadwood per seppellire il padre, un uomo che per lui è poco più di un nome sulla carta visto che ha scelto di abbandonarlo insieme alla madre quando era piccolissimo. L’arrivo nella cittadina prevede una toccata e fuga, giusto qualche giorno o poco più per espletare le funzioni di rito e poi tornare alla sua New York dove ha una piccola società di informatica insieme ad un amico.
L’arrivo non è dei migliori, il viaggio è stato lungo e stancante, all’aeroporto non trova il suo passaggio, scopre che una abbondante nevicata ha rallentato lo sceriffo del paese per venirlo a prendere. C’è una sorta di astio nei confronti di Paul, di poco più grande di lui, agli occhi di Rory è colui che ha preso il suo posto nell’affetto del padre, l’ex sceriffo del paese.
Poco dopo il funerale, in città avviene un omicidio al quale Rory inizia ad indagare proprio con Paul e questo determina la scelta del giovane di ritardare la partenza. Mentre i morti aumentano diventa chiaro che si tratta di un serial killer, Rory affronta anche un viaggio alla scoperta di se stesso che lo porterà a mettere in dubbio ogni sua certezza oltre a finire nelle mire di qualcuno che cerca di fargli terra bruciata intorno.

Poi si voltò e gli rivolse uno sguardo carico di ferocia. Non c’era più motivo di trattenersi, visto che erano andati sull’argomento. «Mi parlava così tanto di te che ho sempre pensato fossi tu il figlio che avrebbe voluto avere. Non è forse così? Che preferiva te?»
Marciani fece un passo avanti. «Tuo padre ti voleva bene. Forse non è mai riuscito a dimostrartelo come si deve, ma…»

La Zaers ci racconta una storia con due protagonisti principali che si dividono lo spazio con un terzo elemento: un’ambientazione suggestiva, quei luoghi un po’ mistici che sono le terre famose dove è ambientato Balla con i lupi, terre lontane dove la popolazione nativa indiana cerca di integrarsi almeno in parte con i cittadini e dove i trovano ancora i vecchi indiani che vivono ai margini della città, un luogo mistico e per certi versi magico. Un luogo con una mentalità ristretta che almeno agli inizi non riserva un caloroso benvenuto a Rory, la sua nota condizione di omosessuale lo condanna almeno agli occhi dei più conservatori e ignoranti tra cui lo stesso sindaco.
Rory mi è piaciuto molto, ha sentito molto la mancanza di una figura paterna stabile, la madre non ha certo aiutato frequentando solo uomini sempre più ricchi per compensare mancanze affettive senza preoccuparsi della felicità del figlio. Un giovane che ha bisogno di ritrovare se stesso e che cerca di trovare un posto a cui appartenere. Rory ha lasciato a New York anche un ex ragazzo piuttosto insistente che non capisce la parola fine e forse la tranquillità di quel paesino potrebbe aiutarlo a ritrovare una tranquillità che non sapeva neanche di volere. Ho empatizzato molto con lui, ho compreso anche il fastidio iniziale che ha per Paul, lo ritiene colui che ha preso il suo posto nel cuore del padre e non vuole ammettere a se stesso che la compagnia di Paul inizia ad essere importante anche per lui. Ho apprezzato il percorso che l’autrice fa fare a Rory per fargli compiere determinate scelte, sempre senza perdere di vista l’elemento narrativo che in questo caso è un thriller ben congegnato.
Paul è un personaggio amabile, sin da subito risulta uomo buono e leale, molto affezionato alla figura del padre di Rory, lo sceriffo del paese sarà anche stato un padre assente ma nella cittadina, nei suoi sottoposti e negli stessi abitanti ha lasciato un vuoto enorme e un bel ricordo. Conoscendolo meglio si capiscono tante cose, ci sono indizi messi un po’ sparsi per la trama che fanno capire meglio il suo personaggio, ma non voglio anticipare nulla, dovete leggere questa storia e amarlo come l’ho amato io.  

Gli sembrò di galleggiare.
Tutto attorno a lui era confuso. Ciononostante, si respirava un’aria di serenità. Paul non capiva dove stesse andando, né da dove era partito, ma si sentiva in pace con se stesso. Non aveva paura, non aveva timori.
Poi i contorni iniziarono pian piano a farsi più nitidi e definiti, fin quando, da quel bianco nulla, apparve Chris Mitchell.
Il suo mentore gli sorrise. «Hai fatto un buon lavoro, ragazzo. Grazie,» disse.
Poi, com’era arrivato, l’uomo scomparve di nuovo.

In conclusione la storia è molto ben congegnata, i personaggi sono davvero ben sviluppati, l’ambientazione è davvero curata a traspare tutto l’amore dell’autrice per quei luoghi visitati nella sua infanzia. Uno scenario ricco, suggestivo e con quel pizzico di misticismo dovuto vista l’ambientazione. Un bel numero di personaggi secondari ben inseriti, dalla dolce Joanne, il vice sceriffo Mike, un nativo Lakota ben integrato nella città, il nonno Vincent, anziano saggio e Begay vecchio amico del padre di Rory e anche lui abitante del villaggio di Pine Ridge, dove abitano gli irriducibili indiani legati alle tradizioni. Ho amato ogni riga di questa storia, rapita dalla bravura della Zaers in un perfetto equilibrio tra azione e suspence, accettazione, perdita e rinascita, meraviglioso. Anzi a questo proposito, se ne scrivesse un altro sarei davvero felice, se leggerete la storia sarete d’accordo con me, c’è ancora tanto potenziale.

5

La copia ARC è stata fornita dalla Casa Editrice

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Recensione “Gibraltar” – Cristina Bruni

Cristina Bruni

Titolo: Gibraltar
Autore: Cristina Bruni
Genere: Storico
Casa Editrice: Triskell Edizioni
Prezzo: Attualmente non disponibile
Link all’acquisto: Attualmente non disponibile

SINOSSI

Ben è un uomo giusto e un capitano impavido, ma con un cuore ferito. Tempo prima, nelle Indie, ha assistito alla morte di Jack, il più fedele dei suoi uomini: lo ha visto cadere in mare, durante una battaglia, senza aver avuto il tempo di confidargli il proprio amore.A Gibilterra, il capitano s’imbatte per caso in uno sconosciuto, John, che gli rammenta l’amato perduto in tutto e per tutto.Tra i due uomini nasce un’amicizia, che sfocia in amore, e questa volta Benjamin farà di tutto per riuscire a vivere il proprio sentimento prima che gli sfugga nuovamente dalle mani.

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Benjamin Scott è un capitano della Regia Marina e al momento è in stallo a Gibilterra in attesa che la sua nave venga riparata dopo un’aspra battaglia.
L’inattività lo sta tormentando, perché non lo aiuta a non pensare continuamente al suo amore perduto: Jack Hughes. Si pente ogni giorno di quel che è successo tra loro e vorrebbe poter tornare indietro nel tempo a quando, nonostante tutte le incertezze, erano ancora insieme.
A dargli il colpo di grazia ci pensa un uomo, che è uguale in tutto e per tutto a Jack, ma non è Jack. Si presenta infatti come John Walsh e afferma di non conoscere Benjamin, anche se non può esserne completamente sicuro in quanto ha perso la memoria mesi prima dopo un incidente.
Benjamin pensa che John sia il suo Jack… Ma se non lo fosse? Non sa cosa succederà. Quel che sa è che vuole aiutarlo a recuperare la memoria – nella speranza di poter vedere realizzati i propri sogni – e continuare a passare del tempo con lui.
John sarà veramente Jack o tutte le speranze di Benjamin si infrangeranno come un’onda sulla battigia?

«Siete davvero un bravo giocatore, Jack.» Si morsicò la lingua. «Perdonate, volevo dire John.»
«Chiamatemi pure Jack ogni volta che lo desiderate, Benjamin.» La sua voce era morbida e piena di tenerezza. «Sarò lieto di udire questo nome dalle vostre labbra.»

Forse una delle prime opere di Cristina Bruni – di sicuro la prima con la Triskell Edizioni – è un romanzo breve di circa cinquanta pagine con, a mio avviso, un enorme potenziale non accuratamente approfondito.
La storia, infatti, poteva essere molto interessante e avvincente se sviluppata in un romanzo più lungo e completo.
Questo non toglie che la storia sia molto carina, ma mi è molto dispiaciuto non avere un maggior numero di pagine da leggere, così come non sapere com’è possibile che succeda quel che succeda nel personaggio di John/Jack. Avrei davvero voluto un approfondimento di alcuni aspetti, che secondo me avrebbero solo giovato alla storia e alle caratterizzazioni dei due protagonisti, di cui riusciamo a conoscere in maniera più completa solo Benjamin.
Nel complesso, comunque, è una storia piacevole, ideale per passare un paio di ore di relax.

3.5

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Recensione in anteprima “Un milione di maledetti motivi” – Cristina Bruni

Cristina Bruni (2)

Titolo: Un milione di maledetti motivi
Autore: Cristina Bruni
Serie: Maledetto amore #2
Genere: Contemporaneo, Sportivo, Disabilità
Casa Editrice: Triskell Edizioni
Prezzo: 3,99€
Link all’acquisto: Un milione di maledetti motivi

SINOSSI

Un milione di maledetti motivi per andarmene, uno solo per restare. E quel motivo sei tu.

Dopo le dimissioni dalla clinica di Las Vegas, Alejandro e Max hanno intrapreso il loro cammino insieme a San Francisco.
Nonostante un inizio in salita, le difficoltà sembrano appianate. Grazie a un’intensa riabilitazione e ai farmaci con cui è destinato a convivere, Alejandro ha recuperato in maniera discreta dopo il grave trauma cranico che ha segnato la fine della sua carriera da giocatore: ora allena una squadra di college football e abita felicemente con Max nella casa dei suoi sogni in riva all’oceano.
Ma Max vive in segreto il senso di colpa per essere stato la causa dell’infortunio di Alejandro e vorrebbe rinchiuderlo in una gabbia affinché non gli capiti più nulla di male. Alla notizia del suicidio di un ex giocatore della NFL affetto da encefalopatia traumatica cronica, le sue paure si accentuano come non mai.
La situazione precipita ulteriormente quando Bryon DeShaun, l’ex di Max, entra a far parte della squadra. Bryon è l’emblema di ciò che Alejandro non è più: ha un cervello perfettamente funzionante, non è uno storpio, non deve dipendere dai neurolettici per evitare di aggredire le persone ed è prossimo a far vincere a Max il tanto agognato Super Bowl.
E se Max notasse quanto lui, a confronto, sia “difettato”? E se un giorno finisse per preferire Bryon e lo lasciasse? Tra verità non dette e paure immotivate, Alejandro decide di fare l’unica cosa che non dovrebbe mai fare: smettere di prendere i suoi farmaci.
Con Alejandro che precipita di nuovo nel baratro da cui era faticosamente emerso due anni prima, riuscirà Max a fargli capire quanto lo ami prima di perderlo per sempre?

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Ho aspettando questo secondo volume della serie “Maledetto amore”, convinta che avrei conosciuto nuovi personaggi. Invece mi sono ritrovata davanti Max e Alec, i protagonisti del libro precedente. È stata una piacevole sorpresa, anche se sapevo che leggere ancora una volta di loro mi avrebbe fatto soffrire. Avevo apprezzato sin da subito la tematica scelta dall’autrice, ma sentir parlare di una patologia così invasiva, ha stritolato il mio cuore in ogni momento della loro storia. Non importa che questo sia il secondo volume e che si conoscano già le problematiche che rendono la vita di Jandro un inferno. Non importa nulla di tutto questo, perché la sua personalità, così solare e sicura di sé, è cambiata completamente e chi ricorda il primo volume non può non soffrire per quel personaggio che ha dato tutto pur di vedere realizzati i sogni della persona che ama.

Come poteva ricambiare la portata del gesto che aveva compiuto per lui? Come avrebbe mai potuto contraccambiare ciò che aveva sacrificato per lui?

Nel primo, “Quel maledetto gioco chiamato amore”, avevamo visto un’evoluzione lenta e graduale degli eventi, eravamo consapevoli che sarebbe accaduto qualcosa di tragico, ma eravamo all’oscuro di cosa fosse o a cosa fosse dovuto. Stavolta l’autrice inizia con il botto. Uno scorcio del futuro di Jandro e Max. Un momento, molto breve, che però ci mostra non solo cosa accadrà per la gran parte del libro ma, soprattutto, le ragioni per cui ciò avverrà. Ho apprezzato il tentativo di lasciare il lettore con il fiato sospeso fino al momento narrato, ma credo che questa volta non si sia considerata una cosa. Il lettore conosce già Max e Jandro. Seppur sono pur sempre protagonisti di un romanzo, essendo l’autrice molto brava nel presentare i personaggi e caratterizzarli, possiamo immaginare come reagiranno a determinate sfide. In alcuni casi con molta precisione, in altri con meno, ma pur sempre abbiamo un’idea di cosa accade. Possiamo immaginare come Jandro reagirà e come lo farà Max a sua volta. Per cui questo ci toglie la suspense che invece avrebbe dovuto esserci. Sono arrivata ai due terzi del libro ancora leggendo eventi che erano intuibili nel prologo.
Allo stesso tempo, però, questo mi ha permesso di leggere con molta calma la storia, senza rimanere sorpresa in alcuni momenti, e godermi lo stile fluido e chiaro dell’autrice.
Nei primi capitoli ho fatto fatica a distinguere quando quel determinato evento si stesse svolgendo (se nel passato, nel presente o nel futuro). L’autrice ha inserito il corsivo per distinguerli, ma ho dovuto rileggere una seconda volta per avere le idee chiare. Dopo un inizio così diverso rispetto al primo volume, mi ero un po’ scoraggiata. Per fortuna dopo poco sono riuscita a mettere in ordine gli eventi e proseguire, riuscendo finalmente a godermi la lettura e apprezzare quei personaggi che avevo tanto amato. Nei primi capitoli ho fatto fatica a distinguere quando quel determinato evento si stesse svolgendo (se nel passato, nel presente o nel futuro). L’autrice ha inserito il corsivo per distinguerli, ma ho dovuto rileggere una seconda volta per avere le idee chiare. Dopo un inizio così diverso rispetto al primo volume, mi ero un po’ scoraggiata. Per fortuna dopo poco sono riuscita a mettere in ordine gli eventi e proseguire, riuscendo finalmente a godermi la lettura e apprezzare quei personaggi che avevo tanto amato.
La lesione di Jandro lo porta a dubitare del suo compagno e della propria relazione, arrivando ad un punto in cui per Max diventa insopportabile continuare a fingere di stare bene. In questi due anni trascorsi insieme i due protagonisti sono maturati a loro modo: Max sta affrontando un percorso personale per comprendere al meglio il suo compagno e aiutarlo in ogni momento, Alec sta invece accettando la propria disabilità e la presenza di numerose aggiunte nella sua vita, senza le quali non potrebbe mai essere se stesso. Come avrete capito, nonostante i suoi sforzi, ci sarà qualcosa (o qualcuno) che gli impedirà di riuscire a seguire i propri pensieri e azioni, fino ad arrivare a non riconoscersi più.

Ti è andata bene già una volta, Max. Una fottuta, maledetta volta. Non sarai così fortunato una seconda.

Conosciamo nuovi personaggi, alcuni di questi davvero molto interessanti (e sexy). L’autrice ci fa sperare in una coppia che spero si creerà nel terzo volume. Sono curiosa non solo di conoscere la loro storia, ma di sapere come questi personaggi vedano dall’esterno Max e Jandro. Ne abbiamo un’idea in questo libro, ma sono sicura che leggerlo nero su bianco e vedere quali saranno le loro reazioni sarà molto più Intrigante!
Consiglio la lettura di “Un milione di maledetti motivi” a tutti coloro che conoscono già Jandro e Max, perché se li avete amati nel primo volume non potete certo non leggere come hanno trascorso questo tempo insieme e come la loro storia proseguirà.

3.5


La copia ARC è stata fornita dalla Casa Editrice

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Recensione in anteprima “Text Me” – Cristina Bruni

Cristina Bruni (2)

Titolo: Text Me
Autore: Cristina Bruni
Genere: Contemporaneo, Gap Generazionale, Scolastico
Casa Editrice: Triskell Edizioni
Prezzo: 3,99€
Link all’acquisto: Text Me
Nota: Questa è una 2° edizione ampliata dell’omonimo romanzo uscito in Self Publisher nel 2014.

SINOSSI

Walter Ferguson è un professore ordinario di una materia ordinaria in una scuola ordinaria.
Jude Knight è uno studente dotato di un’intelligenza fuori dal comune, con una madre bipolare e in fin di vita.
Il primo succube dell’etica, il secondo di un’enorme insicurezza che cerca di celare dietro una facciata di arroganza.
Grazie ad alcuni brevi messaggi di testo, entrambi si spoglieranno delle loro paure e affronteranno assieme un percorso fatto di ironia, sincerità, gelosia, amore, lutto e crescita che li porterà a diventare la versione migliore di loro stessi.

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Non avevo ancora letto questo lavoro della Bruni, uno dei suoi primi lavori in assoluto, quindi  appena saputo che sarebbe stato ripubblicato non me lo sono fatto scappare!
Non so quanto ci sia di diverso dalla prima edizione, ma poco importa, quello che importa è che è una storia molto coinvolgente, ben scritta, con la particolarità di avere pochissimi dialoghi, che vengono sostituiti dalla comunicazione via messaggio telefonico.
Oggi siamo abituati a questo tipo di narrazione, ma all’epoca della prima uscita credo che fossero pochissimi gli autori che la utilizzavano.
Come sempre scrivere, invece che parlare viso a viso, è sempre molto più facile, soprattutto quando si hanno delle difficoltà ad aprirsi con gli altri e snudare la propria anima e sentimenti.
Walter e Jude sono diversi in molti lati della loro personalità, hanno qualche annetto di differenza – ben tredici, provengono da due classi economiche differenti, ma hanno in comune il loro isolarsi dagli altri non permettendo a nessuno di conoscerli davvero.
Walter ha chiuso la sua ultima relazione da pochi mesi; mai aveva provato attrazione verso il suo stesso sesso, ma quel ragazzo schivo, tanto intelligente, sempre irriverente nei suoi confronti, ma mai maleducato, seduto in prima fila alle sue lezioni, l’ha colpito dal primo giorno.
Walter è un professore scrupoloso, ligio al dovere e sa benissimo che quello che sta inizando a provare per Jude non è appropriato, non è etico. Walter è una persona davvero per bene, che ama insegnare ai suoi studenti e se perdesse il lavoro si sentirebbe davvero finito, non è come il suo collega che si porterebbe a letto tutti!

Walter ha deciso di non scendere in campo e ha già perso in partenza, giacché lui è sempre quello buono, quello che gioca seguendo le regole e finisce col prendersela in quel posto come ringraziamento.

Eppure con Jude non ha speranze di uscire indenne:

Si sente nudo di fronte al giovane studente… Capisce che, se si lascia guardare negli occhi troppo a lungo, Jude non avrà difficoltà a leggergli i sentimenti.

Jude è troppo intelligente per la sua età, lo è sempre stato; troppo in tutto: troppo sensibile, troppo solo, senza nessuno con cui davvero confidarsi. Ha perso il padre da anni e il nuovo marito della madre non l’ha mai capito, non per cattiveria, ma forse perché anche lui è incapace di aprirsi col figliastro.
La madre di Jude purtroppo è molto malata, oltre che essere bipolare, ora è alle prese con un’aggressiva forma di cancro, che la sta consumando un giorno alla volta. Anche con lei Jude ha difficoltà a comunicare, ma di qualcuno con lei riesce a parlare, anche se al momento quello che le racconta è solo frutto della sua fantasia, di quello che vorrebbe avere con Walter ma che non sa se avrà mai.
Jude tiene le distanze con tutti, ma anche lui ha bisogno di qualcuno che lo ami:

C’è una parte di sé che ha un disperato bisogno di avere qualcuno accanto. Qualcuno che lo capisca, che condivida le sue esperienze. Qualcuno con cui ridere. Sì, ridere a crepapelle come due idioti. Con le sue menzogne, ha plasmato un mondo tutto nuovo, perfetto come un dipinto, prezioso come un diamante. E ora, mentre osserva i calchi in gesso e stringe gli occhi a due fessure, si rende conto che vorrebbe disperatamente che fosse vero.

La prima impressione che si ha di Jude è che sia freddo, distante, anaffettivo, se paragonato alla maggior parte delle persone, ma questo è solo il modo in cui lui è fatto e comunica. Non tutti sono in grado di esprimere i propri sentimenti:

Jude sta ancora combattendo contro i suoi demoni… Si chiamano sentimenti, questi demoni.

Jude è un enigma per Walter, ma ne è talmente affascinato che decide di intrattenere con lui uno scambio di messaggi, una volta scoperto che chi glieli manda non è il suo collega, perennemente assatanato, ma proprio Jude:

Knight non è un ragazzo, uno studente qualsiasi. Jude Knight è un demone che è stato sfrattato da chissà quali inferi e mandato da lui per farlo impazzire fino al midollo…Knight è come un piccolo e prezioso vaso in vetro di Murano: se non sei all’altezza di maneggiarlo con grazia, rischia di frantumarsi fra le tue mani.

Walter non ha mai preso in considerazione l’idea di non essere eterosessuale; trovarsi a trentun anni attratto da un ragazzo era l’ultima cosa che pensava gli potesse capitare.
Walter ha mille dubbi in merito, ma non rifiuta l’idea di poter creare un legame con Jude,  forse anche grazie alla presenza della sorella, suo unico famigliare rimastogli, che lo sprona a scoprire se stesso e a mettersi in gioco, del resto i due sono maggiorenni, anche se l’etica di Walter lo frena.
Jude è troppo irresistibile per Walter; Jude è un mix di forza e fragilità, di finta arroganza e insicurezza, alla ricerca di qualcuno che gli dica che amarlo vale la pena, perché dietro la sua freddezza c’è un’anima sola e sperduta che vuole essere amata, toccata:

«Non mi piace essere toccato dalle persone. […] Di lei però mi fido: mi lascerei toccare da lei, prof. Soltanto da lei.» La voce trema e il cuore inizia a graffiare con irruenza contro lo sterno: è come se la sua anima avesse appena bisbigliato all’altra un timido ti amo, ritrovandosi a sperare di non essere derisa.

Walter è sicuramente quello che ha più da perdere da questa relazione: è un banco di prova per vedere se grazie a questo fuoco che si è impossessato di lui, alimentato da questo giovane uomo, sarà in grado di avere la spinta per vivere davvero a pieno la sua vita.
Jude è davvero giovane, Walter sa che il suo cuore rischierà di spezzarsi se il giovane deciderà di aprirsi anche con gli altri, ma lasciarlo andare sarebbe davvero il dono più grande che chi ama qualcuno può fare:

Jude è davanti a lui, e per la prima volta riesce a vederlo in tutta la sua fragilità. È come se fosse una piccola farfalla di vetro che sta tenendo nel palmo: se stringe troppo gli si frantumerà tra le mani, trasformandosi in mille schegge di vetro che gli feriranno la pelle. E l’anima.

Walter e Jude mi sono piaciuti tanto; mi sono ritrovata in tutti e due, nei dubbi morali di Walter e nell’estrema solitudine e fragilità di Jude.
Ho versato parecchie lacrime sul finale e c’è un motivo per cui questo romanzo è stato messo nella categoria Reserve…
Sapete che non faccio mai spoiler gratuiti, ma devo dire che non c’è un vero e proprio finale a questo libro, nel senso che io spero davvero che un giorno la dolcissima Cristina decida di raccontarci ancora di Jude e Walter, perché per me questo è solo un inizio…

4


La copia ARC è stata fornita dalla Casa Editrice

Pubblicato in: recensioni, triskell edizioni

Recensione “Quel maledetto gioco chiamato amore” – Cristina Bruni

Titolo: Quel maledetto gioco chiamato amore
Autore: Cristina Bruni
Serie: Maledetto amore #1
Genere: Contemporaneo, Sportivo
Casa Editrice: Triskell Edizioni
Prezzo: 5,99€
Link all’acquisto: Quel maledetto gioco chiamato amore

SINOSSI

Se saprai tenere duro quando in te non c’è più nulla, allora sarai un uomo.
Alejandro Santiago, studente senior alla Oak River Tech in Arizona e quarterback della squadra di college football, sogna da sempre un futuro nella NFL. Ma la sua esistenza è oscurata da un’ombra pesante: a sedici anni ha assistito alla morte violenta del padre e ancora si incolpa per non essere riuscito a salvarlo.
Anche Max Mankiewicz, 36 anni, aspira a una carriera nella lega nazionale, come head coach. Si ritrova invece bloccato nel campionato universitario, in una piccola cittadina dell’Arizona, ad allenare una delle peggiori squadre della conference. L’ultima cosa che vorrebbe.
Così come perdere la testa per il suo giovane quarterback.
Ma non può farci nulla: l’attrazione è così forte da spingere l’uno nelle braccia dell’altro.
Solo che Max, abituato da sempre a vivere nascosto, ha alle spalle un passato che vorrebbe dimenticare, fatto di tradimento e umiliazione. Ha perso tutto già una volta per colpa di un ragazzino che giocava a football. Non vuole ripetere l’esperienza.
Quando viene lasciato da Max, Alejandro sente franare tutto il suo mondo: Max è la cosa più bella che gli sia capitata dopo tanti anni di sacrifici. Ma dopotutto è il destino che merita per aver lasciato morire suo padre.
Perciò, quando si ritrova tra le mani la possibilità concreta di poter realizzare il sogno di Max, non ci pensa due volte a rischiare tutto ciò che ha. Il suo futuro, la sua salute.
E la sua vita.

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 «Dovete divertirvi ed essere in ogni minuto fieri di voi stessi. Perché quando uscirete dal campo, quando prima di andare a dormire vi guarderete allo specchio, non dovrete rimpiangere nulla. Dovrete sapere di aver dato tutto per la squadra. Correte, placcate, lottate assieme. Tattica? Sì. Strategia? Certo. Ma sul campo dovete dare il cuore, prima del cervello. Non trattenete le emozioni, perché è di questo che è fatto il football. Di emozioni.»

Ho divorato questo libro in un solo giorno. Appena iniziata la lettura non sono riuscita ad interromperla, dovevo sapere cosa accadeva ad Alejandro e Max. Tempo fa lessi un estratto sulla pagina Facebook dell’autrice e da quel momento mi sono imposta di leggerlo. Nonostante sia abbastanza lunga, la storia conquista il lettore.
La nota dell’autrice, riguardante le accuse rivolte all’NFL nel 2011 mi ha colpita molto. Dopo averla letta sarebbe stato impossibile dimenticare un romanzo simile. Il fatto che la scrittrice abbia non solo basato la sua opera su avvenimenti realmente accaduti, ma che l’abbia dedicato ai giocatori, mi ha davvero commossa. La storia di Jandro e Max è unica nel suo genere, proprio per il messaggio che vuole trasmettere.

«E in tutto ciò sa qual è la cazzo di ironia?»
«No. Qual è, signor Santiago?»
«Che io il football lo amo ancora da impazzire.»
La giornalista scosse la testa. «Non capisco. È stato il football a ridurla così oppure no?» […]
«No. Non è stato il football.» Poi Alejandro si protese verso il registratore e schiacciò il tasto rosso. Le sue parole iniziarono a essere registrate. «È stata tutta colpa di quel maledetto gioco chiamato amore.»

L’NFL, la lega professionistica di football americano, è il sogno di molti giovani. Alejandro Santiago è uno di questi. Quarterback della squadra di college football, desidera da sempre avere la possibilità di vivere per il football. Dopo la morte del padre vede nello sport l’unica opportunità di riscatto per la sua famiglia.
Max Mankieviez diviene il coach dei Rays ed è in questo momento che conosce Jandro. Il suo amore per il football e la sua determinazione lo portano indietro nel tempo e gli fanno sperare di poter davvero conseguire una carriera nella lega nazionale. Nonostante la tragica situazione della squadra e della struttura, Max non si fa scoraggiare. L’ultima cosa che vorrebbe è dover allenare una squadra del college per un campionato universitario, ma conoscere Alek cambia tutte le carte in tavola.

Qualunque fosse stato il motivo, doveva trovare il modo di raddrizzare il ragazzo perché, maledizione, vedeva enormi potenzialità in lui.
Disgraziatamente sarebbe stata tutt’altro che una passeggiata.

Malgrado si sia promesso che non si sarebbe invaghito di un giocatore della sua squadra, è impossibile tenere a bada l’attrazione che sente per Jandro.
Alek non si vergogna della sua omosessualità, la famiglia e i suoi amici sono da sempre a conoscenza del suo orientamento sessuale. Al contrario di Max, lui non ha alcun problema ad ammettere che c’è qualcosa tra loro. Le insicurezze e le paure di Max non sono facili da superare e, nonostante egli abbia accettato in parte i suoi sentimenti, non vuole perdere tutto ancora una volta. Alejandro rispetta la sua decisione, benché non ne sia affatto felice.

«Noi siamo solo il prodotto del nostro vissuto, coach. Non esiste un’età in cui si smette di essere vulnerabili o in cui le ferite non sanguinano più. Hai tutto il diritto di non sentirti capace di fidarti. A vent’anni come a trentacinque o quaranta.»

Già una volta Jandro ha perso la persona a cui era più legato e quando comprende che sta per accadere di nuovo non esita ad agire. La sua salute, la nomina a quarterback in una delle squadre più prestigiose… nulla ha valore se paragonato alla possibilità di rendere felice la persona che ama. Anche a costa della sua stessa vita.
Ad introdurre il prologo del romanzo vi è una parte della celeberrima poesia di Joseph Rudyard Kipling. Perfetta per questa storia. Con poche parole l’autrice ci ha già presentato il lungo e tortuoso percorso che i nostri protagonisti dovranno affrontare. La incontriamo nuovamente più avanti nel corso della storia, in riferimento al padre di Alek ed è qui che vediamo quanto questi versi siano perfetti.

Se saprai confrontarti con Trionfo e Sconfitta
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Ho amato Alejandro sin dal primo momento in cui ho letto di lui. La sua determinazione ed il suo coraggio mi hanno colpita. Nonostante sia il più giovane della coppia, non esita un istante a sacrificarsi per ciò in cui crede. La sua passione, che fino a qualche tempo prima era la sua unica ragione di vita, viene lasciata indietro.
Quando arriverete al punto cruciale della storia, vi sembrerà di conoscerli bene. A quel punto capirete che siete solo all’inizio. La loro relazione assume sfumature così diverse dalla prima metà del libro che vi sembrerà di non averne mai abbastanza. Il dolore, il rimorso e il coraggio guidano i protagonisti e lo stile fluido dell’autrice fa sì che il lettore incameri ogni più piccola emozione.

 Respirava, ma non era cosciente.
«Ho bisogno di aiuto!» urlò, questa volta con tutto il fiato che aveva in corpo. «C’è un ragazzo a terra.»
Tornò a guardare Alejandro, accarezzandogli dolcemente il viso e scostandogli le ciocche scure e sudate dalla fronte.
«È il mio ragazzo…» sussurrò. «Va tutto bene, Jandro. Resta con me, non lasciarmi.»
Lo tenne stretto a sé, cullandolo tra le braccia, fino a quando arrivarono i paramedici e glielo portarono via.

Quando arriverete alla fine della storia, vi renderete conto di aver lasciato un pezzo del vostro cuore con Max e Alejandro. La loro non è solo una storia d’amore e ve ne accorgerete.
Quel maledetto gioco chiamato amore” mi ha segnata nel profondo ed è per questo che ne consiglio assolutamente la lettura.
Sono curiosa di scoprire cosa ha in serbo per noi l’autrice nel secondo volume della serie.

5

Pubblicato in: dietro le quinte con..., self publishing, triskell edizioni

Dietro le quinte con… Cristina Bruni

Oggi le porte del blog, nella sua rubrica “Dietro le quinte“, si aprono per Cristina Bruni, amatissima autrice italiana, conosciuta per la sua scrittura dolce e le tematiche spesso delicate, con un occhio di riguardo al mondo dello sport.
Correte a leggere la sua intervista!
Enjoy!


UN ANEDDOTO DA…

Raccontaci un aneddoto che sta dietro a uno dei tuoi libri

Quasi tutte le esperienze che Seth fa fare a Cole nello Yukon le ho vissute in prima persona durante un mio viaggio in Alaska e Canada. Compreso ululare alla luna assieme ai lupi!

DUE CHIACCHIERE CON CRISTINA

53535863_2233390066877605_6134796372093698048_nNei tuoi libri è molto presente il tema dello sport (golf, ma anche football). Quanto è importante nella tua quotidianità? Pratichi uno degli sport di cui parli nei tuoi libri?
Pratico il golf. Io sono una persona molto pigra, ma adoro il golf perché è uno sport molto tranquillo che ti permette di stare in mezzo alla natura, assieme a famiglia e amici. Ma è poco praticato in Italia, per questo ho voluto scrivere una serie di libri, in modo da farlo conoscere di più.
Con il football, invece, ho un rapporto di odio-amore. Mi affascina, ma vedo il male che può fare.

Nel tuo nuovo libro “Quel maledetto gioco chiamato amore” tratti un tema molto delicato, ovvero quello di una malattia degenerativa al cervello per i giocatori di football della NFL. Cosa ti ha spinto a scegliere un tema così delicato?
Innanzitutto, volevo scrivere qualcosa di forte, che non fosse una semplice storia d’amore e basta. Ho visto dei documentari sulla CTE e il film con Will Smith, che mi hanno affascinata al punto di dire “DEVO scrivere qualcosa”. Poi mi sono confrontata con due medici fantastici che mi hanno aiutato tantissimo nella stesura del romanzo. Da tutto questo, è uscita la storia di Alejandro Santiago, che credo sia il mio personaggio più complesso e meglio riuscito.

Collabori di sovente con Leah Weston per pubblicare opere a quattro mani. Qual è la sfida più difficile dello scrivere in coppia?
È tutto difficile. La parte essenziale a mio avviso è riuscire a comunicare sempre perfettamente su ogni punto. Non devono esserci incomprensioni e bisogna avere le idee chiare, altrimenti si rischia di fare un pasticcio.

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Cosa dobbiamo aspettarci da te in questo 2019? Stai lavorando a qualcosa e/o uscirà qualche nuovo romanzo?
Quest’anno uscirà senz’altro il quarto e ultimo libro della serie “18 buche”, poi (non so ancora quando, più probabilmente l’anno prossimo) un romanzo di formazione LGBT (non romance) e il secondo volume della serie sul football. Al momento sto lavorando a un thriller classico (non M/M).

Raccontaci Cristina in cinque parole!
Pigra, mamma, sognatrice, viaggiatrice, pessimista.

CHI È CRISTINA

Cristina Bruni è moglie e mamma. Ama i viaggi, il cinema, Sherlock Holmes, il tennis e il golf. Soffre perdutamente di Mal d’America e di Mal di Londra. Ha esordito scrivendo fanfiction e ora, se potesse, scriverebbe storie d’amore per il resto della sua vita. Soprattutto fra uomini.

I LIBRI DI CRISTINA

  • Gibraltar” (Triskell Edizioni)
  • La strada per Cripple Valley” (Triskell Edizioni)
  • Come foglie sul fiume” (Triskell Edizioni)
  • Sette giorni” (Triskell Edizioni – 18 buche #1)
  • Whispering Cliffs, 18 buche sino all’amore” (Triskell Edizioni – 18 buche #2)
  • Buca in uno” (Triskell Edizioni – 18 buche #3)
  • Quel maledetto gioco chiamato amore” (Triskell Edizioni – Maledetto amore #1)
  • Loves from the world” (Self Publisher)
  • Club Blue Orchid” (Self Publisher)
  • Uno studio in QI” (Self Publisher)

CONTATTI

Pubblicato in: dietro le quinte con..., self publishing

Dietro le quinte con… Leah Weston

Oggi abbiamo fatto quattro chiacchiere con Leah Weston. Autrice poliedrica, forse un po’ misteriosa, che cela la sua vera identità dietro uno pseudonimo. Una cosa è certa: Leah ha molto da dire e noi lettori non possiamo far altro che metterci comodi e aspettare la sua prossima pubblicazione…

#enjoy

UN ANEDDOTO DA…

Raccontaci un aneddoto che sta dietro a uno dei tuoi libri

Quando stavo scrivendo il racconto per l’antologia di beneficenza “Oltre l’arcobaleno” ho avuto seri problemi con una parola. Non la riscriverò qui, ma pensate all’insulto più usato in Italia per gli omosessuali… ecco quello. Mi sentivo male fisicamente a doverlo scrivere anche se la scena lo richiedeva, così ho lasciato lo spazio e ho continuato con il racconto. Arrivata alla fine ho dovuto farlo, ma è stata una sofferenza, mi sentivo cattiva anche se è una parola che assolutamente non mi appartiene ed era solo finzione narrativa. Probabilmente sono troppo sensibile e sono molto empatica, ma è stato tremendo per me.

DUE CHIACCHIERE CON LEAH

blueorchidPer scrivere utilizzi uno pseudonimo. A cosa è dovuta questa scelta?
Questa  scelta è stata dettata dal volere che i miei libri fossero giudicati per quello che valevano. Avevo già un profilo pubblico reale e volevo che le due cose fossero separate. Se non si sa chi c’è dietro uno pseudonimo, non si può far altro che giudicare quello che si legge. So che le persone sono per la maggior parte in buona fede, ci credo con tutto il cuore, ma so anche che sono umane e – inevitabilmente e inconsciamente – influenzabili dalle simpatie e dalle antipatie.
Mi piace lo pseudonimo che ho scelto, ha un preciso significato per me, e credo che lo utilizzerò sempre. Forse un giorno verrò allo scoperto perché mi piacerebbe partecipare alle fiere dei libri… e allora mi vedrete a uno stand e ci faremo una bella chiacchierata se vi andrà! 🙂

Hai iniziato pubblicando con CE, ma poi sei passata al Self. Cosa ti ha spinta a fare questo cambiamento?
In  realtà mi piace definirmi un’autrice ibrida: scrivere in Self non ha mai escluso per me la pubblicazione con CE. Quando ho iniziato avevo bisogno di capire se ciò che scrivevo poteva avere un valore da parte di chi aveva già esperienza nella valutazione di manoscritti. Ho scelto una CE di cui già conoscevo il lavoro e di cui leggevo i libri e sono stati tre mesi di ansia pura nell’attesa. Che loro avessero poi deciso di pubblicare il mio libro, ha infuso in me quella sicurezza nelle mie capacità che mi aveva frenato per anni. La scelta di pubblicare in Self è stata molto più casuale di quello che si possa pensare. Un giorno io e Cristina stavamo conversando e le dissi che avevo un racconto che era stato rifiutato, ma che mi dispiaceva lasciarlo abbandonato nel pc. Lei ne aveva due in una situazione simile, di cui uno già pubblicato, ma fuori dal mercato dopo che la CE con cui era uscito aveva chiuso. Mi ha guardato e mi ha detto: “Se ne scrivi un altro potremmo farli uscire in un’antologia nostra.” L’idea mi è piaciuta e ho iniziato a scriverlo. Poi mi hanno contattata dalla CE Associazione Amarganta e non potevo proprio rifiutare di partecipare a un progetto in favore dei diritti LGBT quando sono una fervida sostenitrice dei diritti umani.
Insomma, alla fine ho provato più volte entrambe le esperienze, mi piacciono tutt’e due e conto di ripeterle. Certo che la libertà creativa e decisionale che ti dà il Self non te la dà una CE e io sono un po’ maniaca del controllo sul mio lavoro! 😛

Hai collaborato più volte a quattro mani con Cristina Bruni. Com’è scrivere un romanzo “di coppia”? Quali sono i pro e quali i contro?
In realtà l’esperienza a quattro mani vera e propria è stata una: quella di “Club Blue Orchid“. Tra i lati positivi c’è sicuramente il confronto e decidere la storia insieme. Si parla delle idee, una propone qualcosa, l’altra magari dice: “E se poi facessimo così?” oppure “che ne dici se a questo personaggio mettessimo questa caratteristica?”
Aiuta tanto per il processo creativo. I contro possono essere i tempi più lunghi di scrittura e di editing. Bisogna coordinarsi con gli impegni personali di ognuna mentre si scrive e quando si edita si è in tre a doversi coordinare.

Hai un team di supporto per le tue pubblicazioni o ti occupi di tutti gli aspetti da sola?
Lavorare in Self vuol dire circondarsi di professionisti competenti che lavorano freelance. Per me è una cosa imprescindibile per pubblicare in Self. Ho un’amica grafica che ascolta le idee che ho per le cover, poi generalmente scelgo le foto e lei  crea le copertine, sottoponendomi più versioni, finché non arriviamo a quella definitiva.
Per l’editing mi avvalgo di LCS – Servizi editoriali, di traduzione, promozione e ufficio stampa per autori ed editori. Ho conosciuto Lucia Coluccia (conosciuta sui social come Lucia C. Silver) quando mi ha fatto l’editing per il mio primo libro uscito con la Triskell Edizioni. Siamo subito entrate in sintonia e non l’ho più lasciata. È severa, ma giusta. Sa tirare fuori il meglio dalla scrittrice che c’è in me e dai testi che scrivo. Una vera professionista, che nel corso degli anni è diventata anche un’amica.
L’impaginazione interna invece la curo da me. Mi piace imparare e ho deciso che quella era una cosa a cui volevo dedicarmi. Uso Sigil per creare l’epub (per mia fortuna conosco un po’ la programmazione html e se alla validazione risulta qualche errore posso andare a porvi rimedio) e poi faccio la conversione in mobi (apportando le modifiche necessarie). L’impaginazione del cartaceo è totalmente diversa ma ho imparato a fare anche quella.

Raccontaci Leah in cinque parole!
Come scrittrice sono ansiosa, pignola, esigente, creativa e romantica. Come persona sono allegra, disponibile, affettuosa, un po’ nerd ed emotiva.

CHI È LEAH

Da grande lettrice di romance e urban fantasy è passata al romance m/m appena l’ha scoperto.
La scrittura ha sempre fatto parte della sua vita… ha solo cambiato genere. Solare, piena di vita, non riesce a tenere la mente ferma ed è sempre alla ricerca di una storia nuova da scrivere. Ama le grandi città e adora conversare con le sue amiche di libri, stando sveglia fino a tarda notte.
Nel 2015 ha pubblicato con Triskell Edizioni il racconto gratuito m/m “You and me again”, ha partecipato all’antologia gratuita “Short but sweet – Quando i protagonisti escono dai libri” e ha pubblicato in self “Loves from the world”, antologia di racconti m/m insieme all’autrice Cristina Bruni.
Nel 2016 ha partecipato con un racconto all’antologia di beneficenza “Oltre l’arcobaleno – il futuro che vogliamo”, edita da Amarganta Edizioni, il cui devoluto è destinato a Rete Landford, avvocatura per i diritti LGBT.
Nel 2017 ha pubblicato in self “Oscar, canaglia dal cuore tenero”, racconto breve con una nota umoristica.
Nel 2018 ha pubblicato in self a quattro mani con la collega Cristina Bruni “Club Blue Orchid”.

I LIBRI DI LEAH

  • You and me again” (Triskell Edizioni)
  • Loves From The World” (Self Publisher – Con Cristina Bruni)
  • Oscar, canaglia dal cuore tenero” (Self Publisher)
  • Club Blue Orchid” (Self Publisher – Con Cristina Bruni)
  • Short but sweet – Quando i protagonisti escono dai libri” (Self Publisher)
  • Oltre l’arcobaleno – Il futuro che vogliamo” (Associazione Amarganta)

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Segnalazione uscita “Club Blue Orchid” – Cristina Bruni e Leah Weston

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Titolo: Club Blue Orchid
Autrici: Cristina Bruni & Leah Weston
Editore: self publishing
Genere: gay romance , contemporaneo, erotico
Lunghezza: 50,506 parole
Formato: e-book
Prezzo: 3,99 euro

Data di pubblicazione: 27 maggio 2018 (già disponibile in pre-order su Kobo e Amazon)

SINOSSI

Benvenuti al Club Blue Orchid, dove ogni vostro desiderio verrà esaudito!
Un animo pieno di cicatrici è ciò che Ruben, giovane barista del Club Blue Orchid, nasconde alla gente. Ha una meta da raggiungere e lo vuole fare senza mai voltarsi indietro. 

Un fantasma, un sicario che si muove tra le ombre della vita è ciò che Tristan vuole dimenticare di essere, ogni volta che entra in quel locale a luci rosse parigino. Gli bastano poche ore, pochi attimi per evadere dalle sue prigioni.

Un “desiderio” a cui non si può dire di no, ballerine e spogliarellisti pronti a donare piacere e  una Parigi di peccati. Questi sono gli ingredienti che condurranno i due protagonisti tra le mura di un passato che non perdona. 

Se solo quelle ali fossero fatte per volare…